Centenario dell’AFC: cerimonia ufficiale al Bernerhof


In data odierna l’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) ha festeggiato il centenario della sua nascita con ospiti di Confederazione, Cantoni e politica. Davanti agli esperti fiscali, il direttore Adrian Hug ha ripercorso la storia e ha delineato gli obiettivi del futuro.

«Gentili Signore e Signori,

sono lieto di poter celebrare con voi il centenario dell’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC). Avete deciso di unirvi a noi in questo giorno particolare anche se, come afferma la NZZ, la riscossione delle imposte non è un motivo per festeggiare. Immagino che nemmeno voi vi facciate prendere dall’euforia quando ricevete una lettera o una visita da parte nostra. A meno che non abbiamo qualcosa da rimborsarvi. In tal caso beneficiate di interessi più vantaggiosi di quelli che attualmente offrono le banche.

Tuttavia lo Stato non potrebbe essere finanziato senza imposte. Pagate volentieri le imposte? Allora siete un’eccezione. Nessuno però mette in discussione la necessità di pagarle e questo è un dato sorprendente e positivo allo stesso tempo. «Taxes are the price we pay for civilization» («le imposte sono il prezzo da pagare per vivere in una società civilizzata») – tutti noi possiamo sottoscrivere questa affermazione, pronunciata da un uomo di Stato.

Oggi celebriamo il centenario dell’AFC: esattamente 100 anni fa, l’elettorato maschile svizzero accettò, con ben il 94 per cento dei voti, l’istituzione della prima imposta diretta a livello federale. E, ironia della sorte, l’introduzione dell’imposta coincise con il momento in cui in Europa i valori della civiltà stavano crollando. Per questa ragione la prima imposta federale diretta fu un’imposta di guerra. Quest’ultima avrebbe dovuto essere prelevata una volta soltanto. Allora l’Amministrazione federale delle finanze aveva infatti stimato che la Prima guerra mondiale sarebbe terminata entro la fine di quell’anno.

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La guerra durò più del previsto. Mentre già si considerava l’eventualità di introdurre una seconda imposta di guerra a carattere straordinario, i Cantoni si allarmarono e fecero fronte comune. Nel 1916 decisero di migliorare l’organizzazione delle finanze e di creare una segreteria permanente per difendere meglio i propri interessi nei confronti della Confederazione. I Cantoni armonizzarono i propri sistemi di tassazione per poter riscuotere l’imposta di guerra. In contropartita ottennero il diritto di trattenere il 20 per cento dei proventi. A questa seconda imposta di guerra seguì una terza, anch’essa a carattere straordinario.

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Nel frattempo si era però già affermata la riscossione delle imposte a livello federale. Il 1° aprile 1918 entrò in vigore la legge sulle tasse di bollo. Ciò nonostante i costi della mobilitazione della Prima guerra mondiale vennero ammortizzati soltanto nel 1932. Seguì la crisi economica e il periodo del programma finanziario d’emergenza.

Fino al 1948 le imposte federali dirette vennero riscosse pressoché ininterrottamente, sotto forma di un’imposta di guerra straordinaria, un tributo federale di crisi e un sacrificio per la difesa nazionale. I tentativi di trasporre queste imposte nel diritto ordinario continuavano a fallire, perché non era il momento giusto o perché il Popolo vi si opponeva.

La situazione in cui versava la Confederazione diventava ogni giorno più precaria. Tre anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale l’indebitamento aveva raggiunto proporzioni allarmanti: 8,5 miliardi di franchi, ossia il 60 per cento circa del prodotto nazionale. La Confederazione dimostrò grande inventiva ideando una serie di imposte. A partire dal 1958 riuscì a risanare durevolmente almeno una parte delle sue finanze introducendo l’imposta preventiva. L’imposta federale diretta venne accettata per la prima volta nel 1976, forse grazie ai voti delle donne che, si sa, sono più abili degli uomini nel far quadrare i conti...

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La storia della Svizzera ha fatto sì che il sistema federale mantenesse intatta la sua forza e, nel contempo, che tutti noi accettassimo una Confederazione chiamata a svolgere centralmente un numero sempre maggiore di compiti. Dobbiamo la nostra prosperità in gran parte a questa sovranità condivisa. Il sistema politico ha inoltre permesso di democratizzare la fiscalità. La grande moralità fiscale che caratterizza la Svizzera trae anch’essa origine dalla storia del nostro Paese.

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Cari ospiti, adesso anche la Svizzera deve in un certo senso affrontare un problema di reputazione. Le imposte sono un tema importante sia per i privati cittadini che per i vertici delle aziende. Lo si capisce dalla riforma III dell’imposizione delle imprese, uno dei progetti di riforma più significativi e complessi della storia del nostro diritto tributario. L’obiettivo è ambizioso: il sistema fiscale svizzero applicato alle imprese deve essere accettato a livello internazionale e, nel contempo, la piazza economica svizzera deve mantenere la propria attrattiva. Infine, le conseguenze sul gettito fiscale devono essere sopportabili per la Confederazione come pure per Cantoni e Comuni. In pratica, come dicono alcuni, si vuole far quadrare il cerchio.

Oggi il sistema fiscale ha ripercussioni oltre i confini nazionali. Questo non significa che i principi della concorrenza fiscale siano messi in discussione. Il sistema deve però promuovere il benessere e non inibirlo. Dalla consultazione sulla riforma dell’imposizione delle imprese condotta presso i vari settori dell’economia, emerge che questi ultimi non si oppongono agli adeguamenti necessari. Tutti gli attori coinvolti dimostrano di essere disposti a venire a compromessi.

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Poiché nelle casse statali confluiscono risorse sufficienti, il nostro sistema non incoraggia l’evasione fiscale in grande stile. Questo è un fatto positivo, anch’esso da festeggiare oggi. Con il francobollo speciale emesso in occasione del centenario dell’AFC esprimiamo il nostro riconoscimento alla popolazione svizzera. Gli esattori fiscali non sono benvisti, ma in Svizzera, grazie al buon rapporto tra autorità e contribuenti, non ci si lamenta di loro, contrariamente a quanto si legge su una tavoletta in scrittura cuneiforme risalente al terzo millennio avanti Cristo: «Puoi amare un principe, puoi amare un re, ma l’unico uomo che devi temere è l’esattore delle tasse».

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Creare fiducia nel nostro lavoro e mantenerla è importante. Il nostro è un piccolo Stato con un elevato indice di moralità fiscale. Potremmo addirittura decidere di ancorare alla Costituzione l’imposta federale diretta.

Cari ospiti, oggi festeggiamo l’istituzione non dell’imposta in sé ma delle imposte federali nella loro forma democraticamente legittimata. È il contributo che i cittadini stessi hanno deciso di fornire alle conquiste del nostro Stato. Festeggiamo sia questo «contratto sociale» sia un sistema finanziario che a noi nel complesso appare appropriato. Ma festeggiamo altresì la collaborazione tra l‘AFC e i contribuenti.

Siamo a vostra disposizione.

Perché voi siete importanti per noi. Soprattutto se siete ancora in debito verso il fisco!

Auguro a tutti buon divertimento.

Discorso di Adrian Hug, direttore dell’AFC